Questioni bibliche
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Il prezzo del coraggio: Charlie Kirk è morto. E la nostra fede?...

11.09.2025

Non avremmo mai voluto aprire così questa nuova stagione di Questioni Bibliche. E' notizia di poche ore fa, intorno alle 12:10 ora locale (circa le 18:10 UTC) del 10 settembre, che Charlie Kirk – fondatore e CEO di Turning Point USA – è stato ucciso durante una sessione di domande e risposte con gli studenti universitari presso la Utah Valley University (UVU), nell'ambito sua tournée denominata "American Comeback Tour". Un colpo d'arma da fuoco, proveniente da un edificio a circa 180-200 metri di distanza, lo ha colpito al collo, come mostrano diversi video, subito condivisi sui social, con tanto di dettagli – il momento del colpo, il sangue visibile, la reazione di panico da parte della folla. Kirk è stato trasportato in ospedale, ma è deceduto poco dopo. Allo stato attuale, il colpevole resta a piede libero.

Per chi non conoscesse Charlie Kirk

Charlie Kirk, volato via a soli 31 anni, lascia una moglie e due bimbi piccoli. E' stato il volto carismatico dell'organizzazione giovanile conservatrice da lui fondata; con un vasto seguito sui social (7 milioni di follower su Instagram) e grazie al suo podcast, era considerato tra le voci più influenti per i giovani cristiani americani. La sua personalità si è formata nei campus universitari americani, nei quali ha regolarmente promosso, in tutti questi anni, i valori legati al cristianesimo evangelico più radicale, in opposizione alle cosiddette "cancel culture" e "woke culture". Ha fatto discutere per il coraggio di applicare in politica le sue idee, proponendo ardite -quanto realistiche- riflessioni sulle problematiche della società americana, e venendo, per questo, sprezzantemente definito "no vax", "complottista", "suprematista" e "negazionista". Più di ogni altra cosa, ha suscitato polemiche il suo aperto sostegno al governo Trump.

Il rischio reale di una fede impattante
Al di là delle opinioni politiche che ciascuno di noi può legittimamente nutrire, vogliamo spingerci a definire la morte di Charlie come un vero e proprio "martirio", in quanto, letteralmente, "testimonianza" di una fede che non si piega al compromesso e che innalza la propria voce contro il peccato. Una fede audace, quanto pericolosa.

Guardiamoci dentro: cosa proviamo al pensiero che noi e la nostra famiglia potremmo pagare un prezzo così alto per il nostro essere cristiani? Vilipendio, emarginazione, violenza: siamo disposti?

Portare la fede sul campo – nei dibattiti culturali, nelle istituzioni, nelle piazze pubbliche – significa esporsi: ebbene, quanto a questo, noi cristiani occidentali abbiamo preferito glissare. La massima vetta che riesce a toccare la nostra vita devozionale sembra essere costituita dall'attivismo ecclesiale o dalla beneficenza. Ci piace piacere, diciamolo pure; facciamo di tutto, pur di rimanere ben accetti ai più. Evitiamo scrupolosamente di polemizzare con chi cerca di introdurre credenze e comportamenti devianti, per rimanere uomini e donne di pace … quando lì fuori non c'è pace! E non ci scandalizziamo più di chi cammina ostinatamente in modo ambiguo, perché siamo fatalisticamente convinti che il tempo sistemerà la santificazione di tutti.

Abbiamo preferito la popolarità all'essere pungoli di questa società. Abbiamo intrapreso la strada del "politicamente corretto" per rimanere sulla cresta dell'onda. Impazzano temi motivazionali, piuttosto che argomenti scottanti. E chi riesce ad arrivare ai salotti importanti o alle autorità, lo fa per conciliare, e non per sfidare.

Nel guardare a noi, oggi, molti cristiani vedono nella fede un ambito sicuro, prevedibile, pacifico. Una fede "tiepida", come ammonisce l'Apocalisse; una testimonianza che non irrita, che non crea tensioni; una pratica di comodo, una fede che "va bene così", inoffensiva, uniforme. Ma questa stessa tiepidezza ci rende indistinguibili dal mondo, annacqua la testimonianza e annebbia la coscienza: noi, cristiani, non facciamo più alcuna differenza. Abbiamo perso il sale che dà sapore alla storia. Kirk era controverso, spesso divisivo, ma la sua morte ci interpella: le nostre parole, le nostre azioni, la nostra esposizione alla verità dell'evangelo (anche quando è scomodo) contano davvero. Devono contare davvero!

Il cristianesimo che sopravvive nella zona di comfort è un cristianesimo sordo, inefficace, che non ferma il respiro di Dio nella storia. Ma il cristianesimo autentico, quello che rischia, che si rivolge alla cultura con forza e verità, può essere bersaglio.

Nel pianto pubblico per Kirk si eleva un invito urgente: a una fede che "profuma" davvero, che scuote, che è sale – capace di entrare nella notte del mondo e testimoniare la luce.

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